DISTACCAMENTO AEROPORTUALE «GORIZIA» (MERNA) L’ULTIMO AVIERE OPERATIVO 

Nato a Romans d’Isonzo, rammento che da bambino nutrivo la passione per l’Arma Azzurra: ogni «rumor d’aereo» mi faceva istintivamente alzare il naso in su per localizzare e seguire le traiettorie del velivolo. La passione si accentua ancor di più nel momento in cui andai ad abitare vicino alla casa dei genitori di Vittorio Cumìn: mitico capo formazione prima dei «Diavoli Rossi» poi delle «Frecce Tricolori»; rammento quando sfidando la mia timidezza, andavo a casa sua a chiedere a sua madre le foto di Vittorio sul suo «F84» e m’incantavo ad osservare il diavolone ghignante dipinto sulla fusoliera. Passati gli anni, finiti gli studi, la fortuna fa sì che il mio sogno di bambino si avveri: vinco un concorso per specialisti A.M.. Il primo ottobre 1965 entro alla S.S.A.M. di Caserta specializzandomi, dopo nove mesi dì corso, assistente tecnico meteo. Trasferito a Milano Linate, acquisisco l’operatività presso la stazione meteo aeroportuale. Il 13 agosto 1966, data indimenticabile per me, vengo trasferito presso la stazione meteo del distaccamento aeroportuale di Gorizia. Presso il distaccamento, mi formo e mi maturo militarmente e umanamente parlando, grazie alle degnissime persone, tutti sottufficiali anziani, che mi accolgono come un figlio. Doverosamente ringrazio, facendo virtualmente un perfetto saluto militare, 
Cavallo, Negusanti, Bandini, Furlani, Kerniat, Barenghi, Fichera … e soprattutto un grazie di cuore al maresciallo Cossutta, il mio capo stazione, il mio secondo papa’. A Gorizia si viveva un’atmosfera tutta particolare, si era tutti affiatati come una grande famiglia. Tecnicamente parlando noi giovani assorbivamo cognizioni ed esperienze dagli anziani che pazientemente ce le propinavano. Rammento al riguardo come il mio capo stazione (triestino d’origine) riusciva, anche nei momenti in cui eravamo liberi dal turno, a tenerci presso l’ufficio: «Te son libero? (sì mulo) bon, vien dentro, e ciol el manual dei codici meteo, legi ! E se no te capisi dime che favelemo!». Purtroppo l’aeroporto a causa di diversi fattori negativi quali: la vicinanza al confine, la pista in erba, l’espansione ed il miglioramento tecnico-operativo del vicino aeroporto di Ronchi dei Legionari, conducono irrimediabilmente alla decisione da parte dei nostri comandi di sospendere ogni forma di assistenza logistico-operativa in loco, demandando il tutto al distaccamento aeroportuale di Ronchi dei Leg.. Arrivata la comunicazione ufficiale, tutto il personale viene trasferito, per la maggiore, a Ronchi (me compreso), ultimo reparto a lasciare la base sarà proprio la stazione meteo con chiusura definitiva alle 24:00 del 31/12/66. Giorni prima il capo stazione mi chiama: «ciò Mian, varda che el 31 te son solo! Ricordete de trasmeter el tele!» (il telegramma che dovevo trasmettere via telex notificando e ufficializzando così la chiusura del P.I.M. – posto informazioni meteo – di Gorizia). A svolgere quest’ultimo fatidico turno toccò al sottoscritto e rammento tutto come fosse successo ieri: 
Alle 20:00 do il cambio al sìg. Pietramonti (incaricato meteo civile) che, passandomi le consegne, mi augura Buon Anno e mi lascia un panettone ed una bottiglia dì spumante. Ogni ora dovevo uscire fino alla capannina meteo e rilevare i dati, faceva un gran freddo e a terra c’erano ancora cumuli di neve ghiacciata caduta giorni prima. Completamente solo, passai quelle quattro ore inconsapevole (troppo giovane) dell’evento storico che si stava consumando in quel mitico, leggendario aeroporto. 
Alle 23:40 inizio le ultime osservazioni, compilo il bollettino e alle 23:50 lo trasmetto via telex a Udine. 
Alle 00:00 compilo e (ahimè) trasmetto il telegramma di chiusura:
Al: 
COMAEROP Udine Rivolto 
AEROTELE METEO Milano 
Per conoscenza: 
2° TELEGRUPPAEREO Padova 
Testo: 
Rifefoglio …… Datato dì 
AEROTELE Milano 
COMUNICASI ORE 24:00 DEL 31/12/66 P.I.M. DISTAEROP GORIZIA 
CESSA SVZ.
Subito dopo prendo lo spumante esco e, sotto un cielo magnificamente stellato, stappo la bottiglia augurandomi Buon Anno cacciando un urlo e bevendo a canna (benedetti 20 anni!). Alle 07:00 del 01/01/67 chiudo materialmente a chiave l’ufficio e la capannina, metto in moto il mio super «Garelli 50» (rigorosamente dipinto d’azzurro), salgo in sella e, come nella struggente scena finale del film «II cavaliere della valle solitària», mi allontano trasferito a Ronchi. Non so se per lo spumante bevuto o per il freddo, ma prima d’uscire dall’area aeroportuale mi è sembrato di sentire il rombo di parecchi aerei. L’ultimo aviere lascia la base.
M.Ilo aiutante 
A.T.M. Gian Franco Mian