Iacobucci Italo Vinchiaturo (CB) 31-07-1919 – cielo di Lecce 30-07-1946

La battaglia aerea su Napoli
Per interrompere le linee di comunicazione che alimentavano la resistenza italo-tedesca in Sicilia, e minare nel contempo la volonta’ di resistenza dei civili italiani, nel luglio del 1943 gli alleati diedero il via ad una massiccia serie di bombardamenti sui principali nodi ferroviari dell’Italia Centromeridionale, che ebbero il culmine nei terribili bombardamenti su Foggia, 15 e 22 luglio, oltre 9.000 morti (1), Roma, scalo di San Lorenzo, 19 luglio, 3.000 morti (2) e Napoli, 15 e 17 luglio. Bologna fu colpita il 24 luglio, il giorno dopo cadde il fascismo (3). Il 17 luglio del 1943, un bombardamento a tappeto effettuato sullo scalo ferroviario e sull’area industriale di Napoli ridusse l’intera zona in un cumulo di macerie.

“Saturday, 17 July 1943 Mediterranean Theater Of Operations Eastern Mediterranean (Ninth Air Force). About 80 B-24’s bomb the Naples, Italy marshalling yard in face of fierce fighter opposition; 1 B-24 is shot down and several are damaged; they claim 23 fighters destroyed in combat.  Western Mediterranean (Northwest African Air Force) During the day, 200+ B-25’s, B-26’s, and B-17’s bomb Naples, Italy, concentrating on the marshalling yard” (4).

Quel giorno, nel corso di piu’ attacchi successivi, furono sganciate sulla citta’  590 tonnellate di bombe, con centinaia di morti (5).  Gli abbattimenti rivendicati dagli italiani furono complessivamente otto (sette bombardieri ed un caccia), mentre le nostre perdite si ridussero al ferimento di due piloti, che riuscirono anche a riportare a terra i loro caccia.

Uno dei due valorosi feriti era il tenente pilota Italo Iacobucci, in quel periodo in servizio come istruttore di volo presso la Scuola di Volo della Regia Aereonautica a Capua e che pure partecipo’, da volontario quindi, alla difesa della citta’. Il libretto di volo di quel periodo e’ andato perduto (6), ma un’’annotazione di suo pugno sul foglio matricolare, conservato all’’Archivio di Stato a Roma, ne ricorda il ferimento in azione, a seguito del quale fu prima ricoverato a Napoli poi, a fine agosto, inviato in licenza di convalescenza. I B 24  “Liberator” appartenevano al 44° Gruppo (9a Air Force), basato a Benina, vicino Bengasi, in Libia, gia’ aeroporto utilizzato dagli italiani.

La mattina del 17 luglio i primi caccia italiani si alzarono in volo alle 13. Erano 21, per la meta’ Macchi 202, e dichiararono l’abbattimento di 5 quadrimotori ed il danneggiamento di un’altra quarantina. La reazione avversaria fu descritta come violentissima. Alle 15, quando una parte dei caccia, atterrati e riforniti, erano pronti a decollare di nuovo, il tenente Italo Iacobucci, pilota istruttore, chiese ed ottenne dal capitano Bonet, comandante della 150ª sq. su Re 2001, di partecipare all’azione. Riportiamo la descrizione del combattimento dal fonogramma trasmesso dalla 3a Squadra Aerea a Superareo a Roma:

“22° Gruppo C.T. Capodichino habet effettuato partenza su allarme /./ velivoli impiegati nr.5 Re 2001, nr. 3 Re2005 nr. 3 MC 202/./ ore partenza da 15 15 a 16 55 /./ zona cielo di Napoli e dintorni /./ quota 6000/8000 metri /./ colpi sparati nr. 1190 cal. 20 mm. 500 sit e 500 pit cal. 12.7 mm. (14) /./ Nr. 2 quadrimotori risultano sicuramente abbattuti et uno stesso tipo probabilmente abbattuto et 1 bimotore probabilmente abbattuto = 10 quadrimotori et due bimotori efficacemente mitragliati /./ reazione avversaria violenta /./ nr. 2 Re 2001 colpiti reazione nemica 1 MC 202 colpito reazione nemica /./ Cap. Giovanni Bonet et Ten. Pil. Iacobucci Italo feriti da reazione avversaria /./ ore atterraggio da 16 15 at 17 40 /./ ore complessive volate 8 et minuti 50 /./ i 2 quadrimotori citati sono stati abbattuti dai seguenti piloti /./ Cap. Pil. Bonet Giovanni fu Antonio nato a Conegliano (Treviso) e Serg. Magg. Squotti Emilio di Raffaele nato ad Argelato (Bologna)”.

Il diario della 3ª Squadra Aerea riporta anche il nome degli altri piloti impegnati nell’azione: ten. D’Autilia, m.llo Pappalardo, ten. Prete, ten. Erminio, s.ten. Dell’Acqua, serg.mag. Biagini, serg. Pizzati, ten. Prati.

La carriera militare
Italo Iacobucci era nato a Vinchiaturo il 31 di luglio e, a 19 anni, chiese di arruolarsi, con ferma di sei anni, volontario “in qualita’ di Aviere Allievo nella Regia Accademia Aeronautica”, dove venne ammesso a frequentare la 1ª classe del corso “Turbine” per l’anno accademico 1938-1939.
Entrato nella scuola, allora alloggiata nella Reggia vanvitelliana di Caserta, il 1° novembre 1938, compagni di corso gli furono Francesco Cavalera, futuro Capo di Stato Maggiore della Difesa dal 1978 al 1980, e i futuri generali Alessandro Mettimano (Capo di Stato Maggiore dellÂ’Aeronautica 1977-80) e Carlo Tommasi, e il ten.pilota Campione Maio, caduto in guerra. I corsi Turbine, Sparviero, Rex, infatti, prepararono in quegli anni i piloti che duellarono nei cieli della II Guerra Mondiale. Dalla Manica al Mediterraneo, dalla Francia a Malta, dalla Libia all’Etiopia, pagando pesantissimo tributo: dei 612 abilitati tra il 1938 e il 1941 ben 264 caddero in combattimento, in totale i nostri piloti deceduti in guerra furono 2.864, con 624 dispersi.
Il 19 maggio 1940 Italo ottenne il brevetto di “pilota d’aeroplano su apparecchi BA.25”. Un metro e sessantasei di cuore e di ardore, come Guido e Guglielmo pronto a dare il suo contributo, e la vita, alla causa. Indipendentemente da quale essa fosse, un militare non discute gli ordini.

La guerra contro “le democrazie plutocratiche e reazionarie dellÂ’Occidente” infatti era ormai decisa, il 10 giugno 1940, dal balcone di piazza Venezia Mussolini annuncia che era giunta l’ora delle decisioni irrevocabili”.
Dal giorno dopo Italo si trovo’ mobilitato “in territorio dichiarato in stato di guerra e zona d’operazioni”. Lo stato di servizio, purtroppo, non annota le localita’ . Ma fu sicuramente in ambito metropolitano, perche’ il 21 settembre successivo ottenne l’abilitazione quale “pilota militare su apparecchio RO.41”. Il che lascia presupporre un ulteriore periodo di istruzione.
Aspirante ufficiale dal 31 ottobre 1940, il 17 agosto del 1941 ottenne la stelletta di sottotenente in S.P.E. “nell’arma aeronautica ruolo naviganti” destinato all’Aviazione per la “Regia Marina Alto Adriatico”. Fu a Pola, come si desume dalla didascalia lasciata su alcune foto.

La Scuola Caccia a Gorizia
Il 7 dicembre 1941 Italo Iacobucci e’ trasferito a Gorizia, alla Scuola Pilotaggio – Secondo Periodo (“Scuola Caccia”), dove il 6 aprile 1942 matura l’anzianita’ per la nomina a Tenente. A Gorizia  la “scuola Caccia” dipende dal 4° Stormo e quest’ultimo mette a disposizione gran parte dei suoi piloti istruttori per perfezionare nelle tecniche del combattimento della “Caccia” i piloti provenienti dalle Scuole di Volo di Primo Periodo e per abilitare gli stessi alle “macchine” operative sul “teatro bellico” (C.R. 42, Mc 200, Mc 202, G 50). Del periodo trascorso a Gorizia da Iacobucci risultano solo alcune sporadiche annotazioni. Il 16 giugno 1942, durante il rullaggio “per portarsi in linea di volo” con un Mc.200, Iacobucci entra in collisione con il Fiat C.R. 42 del serg.mag. Pietro Venturi. I piloti escono incolumi mentre i velivoli riportano danni strutturali. Il 24 giugno, verso sera, Iacobucci decolla con un G 50 per una missione di “coppia” con l’istruttore ten. Bello’ Aldo, in posizione di “gregario”. L’avvicinamento si svolge regolarmente ma vicino a terra Iacobucci probabilmente entra in stallo per perdita di velocita’, impatta violentemente il terreno, rimbalza e sollecita una delle due gambe di forza del carrello provocandene il cedimento con conseguente imbardata e danni all’ala. Il pilota anche in questo caso esce indenne dall’incidente. Nel rapporto stilato dal ten.col. Marco Minio Paluello si cerca di limitare la responsabilita’ del pilota tenendo in considerazione ” … il limitato grado di addestramento del pilota”. Tuttavia cio’ non impedisce l’iter previsto e viene avviata l’inchiesta tecnica che infligge al Iacobucci un provvedimento disciplinare (cinque giorni        di arresti semplici). Il giudizio espresso dal Presidente della Comissione d’Inchiesta, Generale di Squadra Aerea M Ajmone Cat, e’:  “… incidente causato da poca attenzione nella manovra di atterraggio che causava danni al materiale di volo”.

Ottenute comunque l’abilitazione al pilotaggio del Macchi 202 e la qualifica di “istruttore di pilotaggio a doppio comando e acrobazia”, il 21 ottobre 1942 Italo viene inviato alla Scuola di Pilotaggio di Capua, quale istruttore di volo.
Da qui,  nel luglio del 1943, in una missione per contrastare le formazioni di bombardieri americane che bombardavano Napoli, rimane ferito dalla reazione dei velivoli nemici. Alla data dell’armistizio si trova in convalescenza a Varese dove viveva la fidanzata. Per qualche tempo partecipa alla Resistenza, in operazioni sui monti Lessini presso Frosinone. Successivamente e’ impiegato a Leverano con le Forze Aeree dell’Italia cobelligerante. Nel 1946 perde la vita in un incidente di volo nel cielo di Galatina, Lecce. Insieme ai due fratelli Guido e Guglielmo, riposa nel cimitero del paese natio, Vinchiaturo, in provincia di Campobasso.

La cobelligeranza
Decise di trascorrere a Varese, citta’ di residenza della fidanzata, la conseguente licenza di convalescenza. Ma proprio in quei giorni la situazione politica e militare precipito’.  L’otto settembre fu reso noto l’armistizio firmato a Cassibile dal gen. Castellano; il Re e Badoglio presero la strada ignominiosa della fuga alla volta di Pescara e poi del Sud gia’ occupato dagli Alleati; i nostri soldati, lasciati senza ordini e alla merce’ dei tedeschi, in Grecia, a Cefalonia, nei Balcani, in Albania, sul territorio metropolitano, si sbandarono. Ognuno cerco’ autonomamente la via della salvezza e di casa, molti furono catturati dagli ex alleati nazisti per finire nei campi di prigionia o di sterminio in Germania e Polonia.
Anche Italo Iacobucci tento’ di rientrare a Vinchiaturo. Lasciamo allo stesso il racconto di quei giorni travagliati e drammatici:

“In data 8 settembre 1943 mi trovavo presso la mia fidanzata a Varese dove avevo intenzione di trascorrere parte della licenza di convalescenza di 90 giorni concessami in data 27 agosto 1943 dall’istituto Medico Legale di Roma per ferita riportata in combattimento aereo su Napoli. In seguito ai fatti dell’otto settembre, in data nove dello stesso mese, mi mettevo in viaggio per raggiungere i miei familiari in Vinchiaturo (Campobasso)… riuscii successivamente a raggiungere la localita’ di Segni e poi i monti Lepini ove ebbi occasione di mettermi in rapporto ed entrare a far parte del gruppo di Patrioti B26. Alle dipendenze di tale gruppo svolsi attivita’ fino al passaggio delle Truppe Alleate dalla zona dei monti Lepini”.

Dunque partecipo’ alla Resistenza nell’agro romano, in particolare, come afferma, in contatto con le bande (ex militari, ex prigionieri russi e civili) formatesi sui monti Lepini sotto la guida del democristiano Amerigo Mei. Gli americani della V Armata (gen. Clark) entrarono nella Citta’ Eterna il 6 giugno 1944, il 17 Italo si presento’ al C.A.R Comando Nucleo 3ª Z. A.T., forza in transito in attesa di reimpiego. Attesa che duro’ fino al 6 dicembre successivo, quando venne destinato alla scuola pilotaggio di Leverano della rinata Aeronautica Militare. Il 26 aprile 1945 lo troviamo nella scuola addestramento C. e B., il 21 luglio dello stesso anno a Galatina, nel 4° stormo C.T.

Fu l’ultima destinazione. Promosso capitano il 16 gennaio 1946, per un periodo fu anche comandante interinale della sua squadriglia, in sostituzione del cap. Giorgio Bertolaso. Il 30 luglio al comando del P.39 “Aircobra” matr. 43057 di produzione americana, si scontro’ in volo con un altro P.39 pilotato dal s.ten. Simone Magri’. Persero la vita entrambi. Terrificante, nella drammaticita’ delle parole e della sintesi burocratica, il testo della comunicazione ufficiale, firmata dal responsabile del servizio sanitario dell’aeroporto di Galatina, s.ten.medico dr. Bruno De Meis:

“Oggetto: incidente di volo Capitano Pilota IACOBUCCI Italo fu Gaetano classe 1919. Distretto di Campobasso. Ieri alle ore 10.15 a circa 7 km. est campo Lecce, un apparecchio P.39 pilotato dall’Ufficiale Pilota in oggetto precipitava al suolo essendo venuto a collisione con altro apparecchio P.39 durante esercitazione di volo. L’apparecchio urtando sul terreno scoppiava proiettando in piu¹ parti il corpo del Pilota che depezzato si carbonizzava”.

Italo Iacobucci aveva solo 27 anni.
Vitale Massimo