Capodichino. Eddo Turra (Arc.Turra)
Capodichino 2 agosto 1953. Eddo Turra (arc.Turra)
Capodichino 3 agosto 1953 (arc.Turra)
Capodichino1 novembre 1953. Piloti sottufficiali, da sinistra: De Laurentis, Romeo, Sandrin,Turra, Trentini,Liverani. (Arc.Turra)
Capodichino 2 novenbre 1953. Eddo Turra in linea di volo. Sullo sfondo il Vesuvio (Arc.Turra)
(Arc.Turra)
Capodichino 1 febbraio 1954. DH100 Vampire in linea di volo (Arch.Turra)
Capodichino 1 marzo 1954 (Arch.Turra)
Capodichino 1 maggio 1954 (Arch.Turra)

L’ INCIDENTE SOPRA NAPOLI
raccontato da Eddo Turra

Nel cielo sopra il Golfo di Napoli sfrecciava uno stormo di De Havilland Vampire dell’Aeronautica Militare. Una pattuglia del IV stormo stava svolgendo una esercitazione di volo.
Uno dei piloti più giovani era decisamente fuori formazione. Il capo pattuglia lo redarguì bruscamente perché recuperasse la propria posizione e questi, altrettanto bruscamente, manovrò per rientrare in formazione.
Lo fece però con troppo impeto e con insufficiente perizia, tanto che sbagliò la manovra e andò ad urtare violentemente la coda del Vampire del sergente pilota Eddo Turra, staccandone una parte e mandando il velivolo danneggiato in vite.
Turra non si rese conto subito del fatto che il suo Vampire era completamente privo di una delle due derive. Capì però di aver subito dei danni, non riuscendo ad uscire dalla vite con le manovre a cui era stato addestrato. Con la forza della disperazione, aggiungendo perfino un brusco colpo di reni all’assetto dell’aereo, riuscì a uscire dalla vite appena prima di raggiungere la superficie dal mare.
Fece quindi rotta verso l’aeroporto di Capodichino.
I suoi compagni di pattuglia l’avevano ormai perso di vista, erano rientrati alla base ed avevano già lanciato le ricerche in mare.

Subito Turra trovò sulla propria rotta, sulla costa napoletana, proprio di fronte a se, l’edificio di un albergo. Il suo velivolo era ancora troppo basso, e stava puntando contro l’albergo.
L’aereo non rispondeva ai comandi come avrebbe dovuto (il piano di coda si era piegato), cabrava molto lentamente, e non dava l’impressione di poter superare l’ostacolo. L’unica scelta sicura per aver salva la vita, era lanciarsi, ma a che prezzo? L’albergo non era certamente vuoto.
Turra rimase nell’aereo a tirare la cloche verso di sé con tutte le proprie forze, mentre l’edificio si avvicinava.  Il suo coraggio fu premiato, e la pancia del suo Vampire urtò solo l’insegna posta sul tetto dell’albergo, senza ulteriore pregiudizio per l’assetto di volo già molto critico.

Quando la torre di controllo di Capodichino avvistò il Vampire in avvicinamento, la gioia all’idea che potesse essere il velivolo di Turra, dato ormai per spacciato, fu enorme.
Turra fu fatto atterrare e immediatamente riportato in volo, perché lo shock non offuscasse la sua passione per il volo.
Per la scelta operata nel Golfo di Napoli fu insignito di una medaglia al valore.


Capodichino 3 novembre1953. Il Vampire danneggiato nell’incidente sul Golfo di Napoli (Arc.Turra)

L’ INCIDENTE SOPRA NAPOLI
precisazione di Franco Trentini raccontata al Cocianni Renato

Come tu sai nella pattuglietta acrobatica della 91.a squadriglia , quella che ha generato poi l’incarico a Melotti per la pattuglia ufficiale del 4.° stormo, Turra era il 2* gregario di destra , io il 2.° di sinistra , perciò ho avuto modo di volare a lungo assieme a Lui , apprezzandone le sue eccezionali qualità di pilota. 
Come si può rilevare da qualche foto del “ Vampire” , il tubo di pitot è situato nel verticale di destra , proprio quello dove, mi sembra,  sia avvenuta la collisione. 
Scusa se la prendo da lontano, ma sono note ai piloti del Vampire le difficoltà di  atterraggio con questo velivolo anche con un pitot efficiente che determina la velocità,  per cui  la costante consultazione dell’indicatore della velocità è determinante per la corretta impostazione dell’atterraggio. 
Scusa ancora se mi dilungo ma la posizione molto avanzata del posto di pilotaggio ed il musetto molto corto non da visivamente un riferimento con l’orizzonte cosa che avviene ad esempio col Mustang così da poter impostare l’atterraggio a vista anche con un uso limitato dell’indicatore di velocità. 
Riprendendo l’impresa di Eddo,  questa è stata un ulteriore grande difficoltà che ha dovuto affrontare risolta poi con le sue davvero eccezionali qualità di Pilota.