da Facebook: Le comunicazioni radio e i marconisti della Regia Aeronautica
per gentile concessione del Sig. Fabrizio Chiaramonte

(arc. Di Bartolo)

Il marconista Giuseppe Di Bartolo, la 116a squadriglia Osservazione Aerea (21° Stormo) e la Gorizia post-bellica.

Giuseppe Di Bartolo, figlio di Gaetano e Maria Sferrazza, nacque il 3 gennaio 1917 a Palermo. Terzo di sette fratelli. Alto 1,79 m., capelli castani lisci, occhi castani, fronte alta, presentava una cicatrice sul mento. Aveva studiato all’istituto tecnico. Aveva poi preso nel giugno 1935 il brevetto di radiotelegrafista presso il Regio Istituto Industriale Vittorio Emanuele III di Palermo.

Nel 1935 partecipò al bando pubblico e si arruolò volontario nella Regia Aeronautica in qualità di aviere allievo radio Telegrafista. Il 23 settembre 1935 era nella scuola specialisti di Capodichino, dove prestò giuramento il 10 novembre 1935 e dove assunse l’obbligo continuativo di volo.

Il 26 marzo 1936 venne trasferito al 21° Stormo a Gorizia, assegnato alla 116a squadriglia Osservazione Aerea (O.A.). Il 6 giugno 1936 venne nominato Radio Telegrafista. Promosso aviere scelto R.T. il 15 ottobre 1936, il 15 settembre 1938 divenne Primo Aviere R.T. Viaggiava come marconista di bordo sugli apparecchi IMAM Ro.1, Ro.37 e Ro.37 bis per effettuare principalmente voli di allenamento e prove radio.

Il 3 settembre 1939 contrasse matrimonio con Maria Minardi.

Il 1° gennaio 1940 fu trasferito con il Reparto all’aeroporto di Aosta.

L’11 giugno 1940 l’Italia entrò in guerra a fianco delle forze dell’Asse. Dall’11 giugno al 25 giugno Giuseppe partecipò ad operazioni di guerra sui fronti alpini occidentali. Il 19 luglio 1940 venne trasferito con il Reparto all’aeroporto di Udine.

Partecipò ad operazioni di guerra sul Mediterraneo dal 26 giugno 1940 al 5 aprile 1941, sul fronte italo-jugoslavo dal 6 aprile 1941 al 18 aprile 1941, di nuovo sul Mediterraneo dal 19 aprile 1941 all’11 maggio 1942. Dall’8 settembre 1941 al 4 maggio 1942 era sotto il comando del capitano pilota Lofortì Settimo (71° Gruppo O.A. comandato dal ten. col. Fanelli Achille, Aviazione 2° Armata comandata dal col. Pil. Cesare Muri). Il 1° gennaio 1942 venne trasferito con il reparto a Gorizia. Il 25 gennaio venne promosso sergente RT.

Dal 4 maggio 1942 all’11 luglio 1942 era sotto il comando del capitano pilota Scottu Alberto. Il 12 maggio era nel CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) presso l’Aeroporto di Stalino, con tutto il suo Reparto. Qui svolse un’intensa attività di volo prima su apparecchi Caproni CA.311 e CA.312, poi, da ottobre 1942, su apparecchi Fiat Br.20 “Cicogna”, svolgendo il mestiere di marconista di bordo. Dall’11 luglio 1942 al 15 aprile 1943 era sotto il comando del capitano pilota Regnoli Aldo (71° Gruppo O.A. comandato dal maggiore pilota Scottu Alberto). Il 10 febbraio 1943 venne promosso Sergente Maggiore RT. Gli venne tributato il seguente encomio: “in una fase operativa particolarmente intensa resa aspra da difficili contingenze tattiche e da condizioni atmosferiche eccezionalmente rigide, si prodigava in una fervida e valorosa attività, che portava prezioso contributo a nostre truppe terrestri duramente impegnate sul Don”. Il 6 aprile 1943 venne rimpatriato dal C.A.F.O. (Comando Aeronautica Fronte Orientale) e partì in treno da Odessa. Il 10 aprile varcò in treno la frontiera a Tarvisio. Venne inviato in licenza 15 gg per lodevole comportamento in combattimento.

Dal 15 aprile 1943 era sotto il comando del capitano pilota Piperio Carlo. Il 17 maggio era con il suo Reparto all’aeroporto Ronchi dei Legionari, mentre il 20 maggio era sempre con il Reparto all’aeroporto di Mirafiori (TO). Dal 17 maggio 1943 all’8 settembre 1943 era sul fronte Balcanico (invasione della Grecia e Jugoslavia). L’11 giugno 1943 fu obbligato a firmare la dichiarazione di appartenenza alla razza ariana.

L’8 settembre 1943 ci fu l’armistizio dell’Italia con gli Alleati, che fece dichiarare poco dopo guerra all’Asse.

In seguito a rastrellamento, Giuseppe prestò la sua opera presso l’aeroporto di Gorizia alle dipendenze dei tedeschi dal 20 settembre fino al dicembre 1943. Successivamente, spinto da necessità di vita, giurò fedeltà alla R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana) e inoltrò domanda di arruolamento volontario nell’Aeronautica Repubblicana prestandovi servizio dal 20 settembre 1943 all’aprile del 1945. Dal dicembre 1943 al gennaio 1944 prestò servizio alla 2° Z.A.T. (Zona Aerea Territoriale) di Padova. Dal 16 gennaio 1944 a marzo 1945 era al 1° Gruppo C.T. (Caccia Terrestre) presso l’aeroporto di Udine, in qualità di capo laboratorio radio e addetto alla manutenzione e riparazione degli apparati rice-trasmittenti in dotazione alle varie squadriglie del gruppo. Il 16 aprile 1945 venne inviato in licenza, da cui però non rientrò per precipitazione degli avvenimenti bellici.

Se fino all’8 settembre 1943 era marconista di squadriglia e operava in azioni di ricognizione, bombardamento e collegamenti, da gennaio 1944 era radio montatore.

Durante le azioni belliche volò circa 150 ore, per un totale di 500 ore di volo circa dalla data del conseguimento del brevetto.

Si presentò al centro raccolta aeronautico di Udine il 10 maggio 1945, dopo aver trascorso in territorio occupato dal nemico il periodo a partire dal 9 settembre 1943. Venne inviato in licenza speciale in attesa di reimpiego, a disposizione del Ministero dell’Aeronautica.

Nel periodo dall’8 settembre fino al 1945 prese encomi orali e premi per la sua attività di radioriparatore, svolta nel 1° Gruppo C.T.

Dall’agosto 1945, a Gorizia, Giuseppe aiutava le autorità italiane contro i tetativi di annessione di Gorizia alla Jugoslavia. Interessantissimo il rapporto del ten. col. Luigi Corsini datato Gorizia, 24 novembre 1947: “in Gorizia fin dall’agosto 1945. Il Di Bartolo si metteva a diposizione delle autorità italiane che, non ancora ufficialmente, provvedevano ad arginare l’azione politica che gli jugoslavi stavano sferrando per fare annettere Gorizia alla federativa jugoslava. Difatti, si offriva volontario per quella polizia civile della Venezia Giulia che gli Alleati avevano costituito per salvaguardare l’ordine e il rispetto della libertà dei cittadini. Polizia nella quale si stava affermando già una corrente antiitaliana per cui gli uomini responsabili della nostra difesa etnica e politica dovettero richiamarsi ai sentimenti di Patria di quei giovani che per aver già prestato servizio nelle Forze Armate italiane dessero prova di coraggio e di patriottismo. Nel corso di due anni di passione e di lotta, il DI Bartolo lavorò con tenacia e intuito politico ammirevole, onde localizzare nella polizia civile gli elementi antiitaliani e per contro affiatare vieppiù gli elementi italiani con comandanti alleati in modo di facilitare i riconoscimenti dei nostri diritti da parte alleata. Riconoscimenti che ci furono preziosi attraverso i reporters stranieri che stavano illustrando al mondo, non con sempre esattezza e imparzialità, i nostri buoni diritti. Vigile e intelligente osservatore, seppe venire tempestivamente a conoscenza di avvenimenti che vollero una pronta difesa da parte italiana. Attraverso il Di Bartolo anche elementi del governo centrale potettero venire tempestivamente pre avvertiti su impostazioni politiche degli Alleati e su avvenimenti di importanza capitale. A Gorizia, fra la popolazione, il Di Bartolo si è acquisito molti riconoscimenti e particolari ringraziamenti.”.

Il 14 gennaio 1947 fu discriminato ed assegnato alla 1° categoria con “Rimprovero solenne” per aver aderito alla RSI e collaborato con i tedeschi.

Il 20 gennaio 1948 prestò giuramento di fedeltà alla Repubblica presso il P.A.R. di Udine.

Dal 30 giugno 1948 venne collocato in congedo illimitato per sfollamento.

Si traferì in Venezuela dal 12 dicembre 1951, dove lavorò come tecnico elettrico, radio, televisione e frigoriferi. Dovette prendere la cittadinanza venezuelana il 24 maggio 1955, in quanto per una legge dell’epoca la possibilità di lavoro in tutte le imprese poteva essere data solo per un 25% ai cittadini stranieri. Come lui, moltissimi italiani presero la cittadinanza per lo stesso motivo, cioè per non perdere l’impiego e per dare la possibilità di lavoro agli altri italiani. La sua famiglia, composta dalla moglie e dalle due figlie, invece rimase a Gorizia, finché non si ricongiunsero un paio di anni dopo in Venezuela. Si risposò in Venezuela e nacquero sette figli.

Si riportano alcune foto della vita militare di Giuseppe, alcune ricolorate posteriormente.